giovedì 14 aprile 2011

Punti di svista.


L'età ha i suoi vantaggi. Qualche volta restare senza occhiali conviene. Tutto sommato, vedere il mondo poco a fuoco può essere piacevole, giocare brutti scherzi divertenti. Vedi tutto liscio ma senza lifting; compresa la tua faccia al mattino, bella fresca e sfumata come una pesca.

Stasera sono uscita per un impegno. Senza occhiali. Avevo gli occhi stanchi e, da lontano, ho visto una donna con un bambino in braccio. Avvicinandomi, il bambino sembrava vestito da orsacchiotto... coniglio... cagnolino? flash fuori contesto, Carnevale? qualche passo in più, e il bambino si mostra essere un cane con indosso una t-shirt a maniche corte in braccio alla padrona. Allora il pensiero si muove veloce da bambini che sembrano cani per fermarsi su cani che sembrano bambini. Fa ridere, ma fino a un certo punto. Strana cosa questa umanità, che veste cani da bambini e dimentica bambini a morire in mare, accarezzando anche l'idea di usarli come bersaglio mobile. Ma non serve sparargli, muoiono da soli. Annegati.

Poi il pensiero si dissolve con la stessa velocità d'arrivo, nel flusso del fare e dell'andare.

Non ce l'avevo più in testa. Poi, a casa, l'occhio, stavolta occhiale munito, si posa su un'orsacchiotto; metto a fuoco, un orsacchiotto di peluche. Un orsacchiotto di peluche... con una croce al collo? coperto con un telo di plastica? chi l'ha lasciato? viene dall'acqua? o l'ha lasciato qualcuno, a ricordo tenero? di che?

Un bambino bagnato e infreddolito tace, tace e trema. Lo portano in caserma e parla. Dice una verità agghiacciante: una mamma 25enne, forse maltrattata da un compagno violento, forse depressa, sicuramente sola, si lancia con l'auto e i suoi quattro bambini nell'Hudson. Uno di loro si rifiuta, reagisce d'impulso, apre il finestrino, ingoia acqua e acqua ancora ma la riva se la guadagna tutta. Gli altri quattro li troveranno abbracciati. Annegati.

Chissà se è vero, mi chiedo, che la morte in certe circostanze sia istantanea. Non credo; credo che ci sia tutto lo scorrere di un'eternità in un pensiero che prima si pensa e poi si fa abbraccio.
Quell'orsacchiotto mi dice che ci sarà un bambino più solo, un bambino che passerà la vita a scontare, a suon di sensi di colpa, l'istintivo attaccamento alla vita.

Il pensiero sterza, di scatto e per un istante, da bambini trattati come cani a cani che sembrano bambini.

Poi torna. Ma non si dà pace.