sabato 17 novembre 2012

Braciere ardente.

E' stata una scoperta, Marai. Come tutte le grandi scoperte, del tutto casuale: il regalo di un amico. E, davvero, regalo fu. Un libro bellissimo, una scrittura chiara e profonda, una trama sorprendente. Vorrei cercare di parlarne cucendole entrambe, trama e scrittura. Praticamente si tratta, a parte il delineare - necessario - le storie dei protagonisti per comprenderli, di un monologo, in cui si esplicita il pensiero, filosofico e sulla vita, del protagonista, alias dello scrittore. Ma oltre a splendide e condivisibili riflessioni, lo scritto resta, e fortemente, un romanzo, la cui trama ci avvince, tanto che non vediamo l'ora che si arrivi a un chiarimento, alla fine. Tanto che, alla fine, il logorroico insistere del vecchio generale ci irrita persino, e arriviamo a pensare "ma taci! lascia la parola anche agli altri! facci capire!" e nel frattempo la nostra mente tesse tutta una serie di trame parallele, oltre a quella che sembra la più probabile e banale e, dunque, impossibile. E alla fine... alla fine, l'unica che rimane inascoltata del tutto, l'unica veramente tradita, sarà la donna amata, invisibile presenza intorno alla quale tutto il romanzo scorre. Hai voglia a pensare a chiarimenti possibili che ne riabilitino, quantomeno, la memoria, lasciando il generale a morire tra sensi di colpa. L'unica davvero tradita, sì, sarà lei. E il lettore. Leggere per credere, e ne vale davvero la pena.