domenica 17 agosto 2014

Il valore della semplicità.

Un libro fondamentale, per chi opera nella scuola. Sempre, infatti, chi ci lavora chiede "soluzioni", suggerimenti pratici. Questo libro li offre, anche se non come ricette di successo, precostituite e standardizzate, bensì come exempla, spunto, invito alla creatività del e nell'insegnare. Per questo il consiglio è di leggere iniziando dalla seconda parte, quella dedicata alla narrazione delle operatrici (insegnanti di sostegno e non) della scuola, delle loro - faticose - esperienze con bambini autistici. Dalle quali traspare anche la frustrazione, e il tracciarsi di una via fatta di piccoli successi e di grandi traguardi (grandi per il bambino). Il tutto rinunciando al sé dispositivo e impositivo, facendosi, docilmente, "Altro garante", guida che si fa guidare.
Dopo sarà più facile capire la prima parte ed entusiasmante leggere le parole, trascritte, di un intervento in conferenza di Martin Egge, figura ispiratrice delle esperienze di questo libro e asse portante e fondatore delle strutture Antenna 112 e Antennina che, a Venezia, accolgono e operano con bambini autistici e le loro famiglie. E forte sarà il rimpianto, a fine lettura, per la perdita di una figura di studioso tanto esemplare e preziosa.
Consigliato a tutti gli insegnanti, spunto e modello sia per educare normodotati che diversamente dotati.
Che poi, a pensarci bene, siamo tutti noi.


Aa.vv., Il mondo visto attraverso una fessura. A scuola con i bambini autistici, ed. Quodlibet Studio, ottobre 2012.

L'anima di Vincent.

Per conoscere meglio gli artisti, l'arte, sempre più sono convinta che bisogna conoscerne la vita e i pensieri.
Un libro snello, di cui complemento preziosissimo per la comprensione sono le note, immagino opera della curatrice. Vincent Van Gogh come, in fondo e fino in fondo, non avreste mai immaginato. Che pensava sarebbe diventato vecchio, e allora la tenerezza, leggendo, vi assale. Che era sincero fino al rischio della solitudine, con le sue opinioni scomode. E così via.
Lettura preziosissima.

Vincent Van Gogh, Lettere a un amico pittore, Milano, BUR, 2006, pag. 137

sabato 16 agosto 2014

È quello che sembra.

Leggendolo, si ha la percezione che il protagonista racconti come in un flusso quasi ininterrotto di coscienza. Alla fine si scopre, da una sua nota, che lo scrittore stesso lo ha realmente fatto, durante una torrida estate, durante la quale viveva "sotto l'impressione del <<ricordo artificiale>> di Salvador Dalí e del sentimento rimosso di Freud che trova sfogo nel linguaggio".
Bello e avvincente, per gran parte divertente, un divertimento che verso la fine si muta in commozione, la storia del protagonista attraversa la storia del XX secolo in Cecoslovacchia e prevalentemente a Praga, con lo specchio (e gli specchi, spesso citati, hanno in questo libro un grande ruolo, compreso lo specchio degli occhi di chi scrive e nel quale si ri-specchia il protagonista) degli occhi di chi racconta, dunque di una persona (non) comune, come ognuno di noi è.
Una storia che è materiale ma anche spirituale e di crescita umana interiore potentissima, come potentissimo è il racconto.
Si legge in un fiato.

lunedì 4 agosto 2014

E lettura fu.

Sono ormai trascorsi molti anni da quando avrei voluto leggere per la prima volta questo libro. L'ho fatto nella sua edizione digitale, ma credo di averne anche una copia cartacea, persa nella mia libreria.
E, alla fine, lettura fu.
Piccolo libro divertente, è una guida biblio/dizio/sensoriale di Venezia. E cioè: si parte da ciascuno degli attributi fisici umani che corrispondono ai sensi - mani, occhi, naso, ecc. - per creare una guida suggestiva alla città, nel senso che la descrive partendo da suggestioni. All'interno di ciò, inserisce un dizionario di termini veneziani fondamentali che servono a descrivere vita e fisicità della Serenissima (e dei serenissimi, quasi catatonici) veneziani. Ultima ma non per ultima, una rassegna - mini ma non incompleta - bibliografica su storia, geografia, arte, caratteristiche e particolarità di Venezia.
Il tutto scritto con un linguaggio divertente e pure ricercato.
Consigliato, come guida veloce e alternativa a quella, ben più ponderosa, nota qui a Venezia semplicemente come "il Lorenzetti".
Di che si tratta?
Leggete il libro e alla fine saprete di che parlo.

domenica 3 agosto 2014

Letture incrociate.

Ebbene sì, ammetto che Aldo (ormai posso chiamarlo così, per antica conoscenza letteraria: credo di aver letto tutto o quasi ciò che ha scritto) anche stavolta è riuscito a sorprendermi; a dirla tutta, a spiazzarmi.
Io che mi glorio di "scoprire" anticipatamente le trame di libri e film "gialli" (sì, lo so, no è la definizione corretta ma faccio prima), stavolta ho capito a pagina 278, a sole 50 dalla fine. 
Non dirò molto, sulla trama, per non far perdere il piacere della lettura e della scoperta.
Mi soffermo solo sulla capacità di descrivere una malattia, il cancro, tracciandone esattamente tutti i sentimenti, dalla parte di chi è malato e dalla parte di chi assiste, nella loro spietatezza e contraddittorietà.
Confesso che, per questo, la mia lettura si è arrestata per qualche tempo: non riuscivo ad andare avanti, ero troppo dentro a quelle descrizioni (chi, alla nostra età, non ne ha avuto mai esperienza, ahimè?).
Ma poi Aldo mi ha convinta - come sempre - con la promessa di una catarsi e sono andata avanti. Ci scherza su, nel libro, prendendosi gioco del lettore, quando scrive "Come un lettore, che vede diventare sempre più sottile la parte destra del libro e sente che non c'è più spazio per sperare in un lieto fine, Renzo avrebbe voluto ricominciare da capo: rileggere le parti che aveva passato un po' velocemente, con distrazione, ripercorrere quei capitoli che in un primo tempo aveva forse trovato dolorosi o difficili. Anche se aveva aspettato con ansia quel momento, soprattutto negli ultimi giorni, ora non voleva più: non voleva girare l'ultima pagina".
Ecco, Renzo qui è proprio l'altro ego del lettore.
Il mio consiglio, dunque: non fermatevi, sarete ripagati. E, soprattutto, leggete con attenzione e non con distrazione, non passate attraverso le parti del libro un po' velocemente, magari capirete prima di arrivare a pagina 278 e avrete voglia di girare l'ultima pagina.

Bambini prodigio.

Racconto di una giovane Irene, che è già dentro alla sua scrittura matura.
Si gioca tutto sulle capacità evocativo-descrittive e di introspezione psicologica. Vediamo i luoghi che descrive - lo squallido ma vivo porto cittadino come la sorprendente natura della campagna russa, secondo la visione arcadica che l'autrice ha della natura in generale - e sentiamo ciò che prova Ismaele, e ravvisiamo in lui tanti altri giovani "geni" che abbiamo incontrato e che si sono persi nelle vie contorte o semplicemente complicate che la vita fa imboccare. Vittime, per lo più, degli altri più che di se stessi.
Ismaele non fa eccezione, e di tutti è lui che amiamo, alla fine, l'unico personaggio al cospetto del quale gli altri impallidiscono come figurine, lui che alla fine decide con coraggio e con l'irruenza di una vita ancora immatura.
Prefigura la scelta dell'autrice di non fuggire, come le viene proposto, alla vigilia della sua deportazione: "Non mi esilierò due volte", dirà, andando incontro, ahimè, all'esilio finale e senza ritorno.
Purtroppo per lei e per noi, che abbiamo perso la sua bella scrittura. E chissà, pensiamo allo stesso modo, cosa ne sarebbe stato del giovane Ismaele e dei suoi frutti futuri che mai vedranno la luce.

Doppelgänger.

Acquistato per caso, o meglio, per innamoramento immediato, che per i libri non delude mai. Una scrittrice che è una scoperta, nata dal cinema e donata alla letteratura; una scrittura in doppio registro che evoca, narra, suggerisce, conduce verso delle scoperte che supponiamo già ma delle quali non abbiamo certezza, non finché una della due voci narranti ce ne dia conferma. Oscilliamo nel racconto, anche noi tra innocenza e colpevolezza, quanto meno morale, ma l'umanità che la protagonista cela anche a se stessa ci fa pensare che possano esserci, quantomeno, delle attenuanti generiche, nel senso di genere. Un genere femminile a cui si negano delle prerogative che si è disposti a concedere a quello maschile. 
Davvero molto bello, spiazzante, toccante.