martedì 30 luglio 2013

La penultima fine del mondo.


Me l'aspettavo lieve e allegro. Lieve lo è, ma metafisico e inquietante. 
Verso la fine se ne intuisce la fine, ne consiglio la lettura. 
Dopo però non pensate di andare a dormire tranquilli, perché è su di voi che dovrete riflettere. 

Grazie Elvira, vale sempre la pena leggerti.

Sorprese estive.

Bennet, una scoperta. Scrive romanzi che sono racconti lunghi, carichi di un'ironia inglese alla Hornby che quando c'è è una benedizione. Libri giusti per letture estive, quando il caldo ci risucchia il cervello e le blande forze e la stanchezza di un anno ci impediscono di affrontare romanzi eternamente lunghi, in pagine o dissertazioni.
Ma è tutto, salvo che stupido: l'ironia caustica serve a riflettere, a criticare con intelligenza la superficialità e l'ipocrisia della(e) società.
Caldamente - viste le temperature esterne - consigliato.

sabato 27 luglio 2013

A Massimo.

Non ti contiene una cornice d'argento
né un'iscrizione su marmo nero
a lettere dorate o il vuoto dietro.
Non ti ripaga una rosa viva
né tantomeno un fiore di plastica.
Mi stupisco di incontrarti
a casa dei miei, di mia sorella
io che non ti ho in fotografia
ma a mente, ogni giorno.


Maledetto Roth.

Niente da dire, scrive maledettamente bene. Un singolo episodio di per sé tragico ma non epocale, serve da scandaglio per attraversare insieme ai protagonisti l'intreccio tra il caso e le decisioni fatali che determinano la condizione umana, scendendo giù, giù, sempre più addentro alla psiche più recondita. Ogni tanto ti verrebbe da gridare: no, non farlo!, e da sperare in una nemesi all'inverso.
Ma Roth è intelligente e non te la concede mai. Tanto vale rinunciare, come nella vita.
Alcune citazioni:
"A volte si è fortunati e a volte non lo si è. Ogni biografia è guidata dal caso e, a partire dal concepimento, il caso - la tirannia della contingenza - è tutto. E' al caso che ritengo Mr. Cantor si riferisse quando vituperava quel che lui chiamava Dio" (pag. 150).
"Pareva che quel raccontare per lui non fosse né piacevole né spiacevole - erano fiotti di parole di cui perdeva in fretta il controllo, non uno sfogo e neppure un risarcimento ma piuttosto il doloroso ritorno di un esule nella sua irrecuperabile patria, nell'amata terra natia che era stata il teatro della sua rovina" (pag. 155)

mercoledì 24 luglio 2013

I sassi della Basilicata.


Un libro "leggero" come tutti i polizieschi, ma che come spesso accade è pretesto per denunciare e ricordare fatti che ai più sfuggono nel fluire ipermediatico quotidiano. In questo caso, si parla di una Basilicata poco nota, se non per il film "Basilicata Coast to Coast". 

Per concludere, piuttosto cripticamente, c'è un po' di Imma Tataranni in ognuno di noi. 
E ci piace pure.

domenica 21 luglio 2013

Manet in mostra.


E' il catalogo della mostra su Manet a Palazzo Ducale a Venezia, prorogata fino all'uno settembre: http://www.mostramanet.it La consiglio, per uno sguardo su un Manet diverso dalla normale vulgata su di lui. 
Il catalogo l'ho preso, come spesso faccio, essenzialmente per l'apparato iconografico. Che purtroppo non è eccezionale, perché ormai fare un catalogo con una qualità fotografica davvero alta costerebbe troppo. Ma è molto buono, comunque, e bella anche l'idea delle due doppie pagine a fronteggiarsi dell'Olympia di Manet e della Venere di Tiziano, a reiterazione di quanto effettivamente proposto dall'allestimento in Palazzo Ducale. Interessanti le analogie, i raffronti tra le opere di Manet e quelle di altri grandi maestri del passato, specie veneti e spagnoli, i suoi dipinti minori, i suoi disegni, gli studi dal passato e i divertissement di piccolo formato "alla maniera di", come ne "La Pêche". 
Particolarmente interessante, a fine volume, tra gli approfondimenti critici, il capitolo "La fortuna italiana di Manet, 1865-1948", che mette bene in evidenza l'influenza di alcuni quadri dell'artista sui pittori italiani del periodo, compreso De Nittis, di cui si è conclusa da poco una mostra monografica a Padova, altrettanto interessante.

Mostra e catalogo, da vedere e da acquistare.

sabato 6 luglio 2013

Bello come un romanzo russo.

Leggendolo ho pensato: caspita, sembra di leggere un romanzo storico di Tolstoj, bello, corale, epico. Quale conferma nel leggere, nell'appendice dedicata ai suoi appunti, che proprio Tolstoj e altri scrittori storici russi le sono stati di ispirazione per questo romanzo, anzi per questi due romanzi di una serie di cinque che avrebbe dovuto costituire l'intera suite, l'intero affresco della guerra mondiale che la scrittrice stava vivendo, intanto che la descriveva. 
Al termine della lettura, resta questo senso di incompiuto, di sospeso, ma tal quale resta in qualche caso per volontà dello stesso scrittore. Quindi nulla disturba la mente nel suo pensare un probabile seguito secondo immaginazione. 
Resta il rimpianto di una vita interrotta insieme alle parti mancanti e di probabili ulteriori capolavori. Così è.