domenica 12 agosto 2018

Memoria e immaginazione.

"Discendenti dello stesso verbo, «rinvenire» e «inventare» rammentano che per ritrovare qualsiasi cosa bisogna attingere alla memoria, che è una forma di immaginazione": questa frase, inserita nelle pagine conclusive del libro, ben riassume lo spirito di questo romanzo-documento (docuromanzo?). Gerda Taro è il centro coagulante del racconto, ma le storie raccontate sono tante e, in definitiva, una sola: quella della Storia che trascina le vite dei protagonisti, artisti, scienziati, persone comuni, nel periodo tra la fine della prima e la fine della seconda guerra mondiale.
L'autrice racconta con grande sapienza documentaristica, ma senza esserlo del tutto, lasciando il giusto ruolo all'inventare, talché viene voglia di approfondire la conoscenza e del periodo e dei singoli protagonisti.
Ma ecco, ci ha già pensato lei, e con un operazione da "libro aumentato", quasi da testo scolastico con approfondimenti, Helena Janeczek vi porta per mano nell'atmosfera del romanzo grazie ai contributi di testo, di foto e video che ha raccolto nel suo sito: http://www.helenajaneczek.com/ e http://www.helenajaneczek.com/la-ragazza-con-la-leica.html .
Rocambolesco epilogo, nel libro l'autrice ci racconta dei protagonisti in fuga, dopo l'occupazione tedesca della Francia, in un precipitare degli eventi che passa dalla "drôle de guerre" alla "guerra lampo". Come riescano a raggiungere porti sicuri attraverso il coraggio proprio e di altri: il poeta Pablo Neruda, in quanto console cileno, l'americano Varian Fry, laureato in lettere antiche ad Harvard, e il suo "SAVE CULTURE EUROPE STOP". Qualcuno colga le affinità col presente, che ci vede spesso inani, come allora molti, ma per fortuna non tutti.
Ma adesso basta, leggete per credere e per sapere oltre.

Post Scriptum: aggiungo queste note il 16 di agosto, dopo un bel confronto con amici, lettori fidati, che non hanno avuto lo stesso entusiasmo per questo libro. 
Quindi trovo doveroso aggiungrer:
1. non è di facile lettura, specie se ci si aspetta la scorrevolezza di un romanzo. Io l'ho definito infatti un docu-romanzo. E' frammentario e talvolta difficile il racconto iniziale fatto dai diversi personaggi; è vero che, per questo, si fa fatica. Poi con il prosieguo del racconto, tutto si ricompone, ma bisogna superare la fatica iniziale. 
2. Secondo me la frammentarietà e la ricomposizione sono volute, è un po' la vicenda della memoria storica sulla povera Gerda. E' come un puzzle fatto da mille sfaccettature, fornite da chi l'ha conosciuta. 
3. Chi facesse fatica, può comunque provare a leggere, come testo a sé, le ultime due parti, molto interessanti dal punto di vista storico. Se comprarlo per sole due parti troviate non abbia senso, potete prenderlo in prestito il biblioteca, finché ne esistono (speriamo per sempre).
4. In ogni caso io ho un debole e un interesse specifico per la Taro, in quanto artista, donna e rivoluzionaria. Forse il mio giudizio molto positivo è legato anche a questo.

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