sabato 16 agosto 2014

È quello che sembra.

Leggendolo, si ha la percezione che il protagonista racconti come in un flusso quasi ininterrotto di coscienza. Alla fine si scopre, da una sua nota, che lo scrittore stesso lo ha realmente fatto, durante una torrida estate, durante la quale viveva "sotto l'impressione del <<ricordo artificiale>> di Salvador Dalí e del sentimento rimosso di Freud che trova sfogo nel linguaggio".
Bello e avvincente, per gran parte divertente, un divertimento che verso la fine si muta in commozione, la storia del protagonista attraversa la storia del XX secolo in Cecoslovacchia e prevalentemente a Praga, con lo specchio (e gli specchi, spesso citati, hanno in questo libro un grande ruolo, compreso lo specchio degli occhi di chi scrive e nel quale si ri-specchia il protagonista) degli occhi di chi racconta, dunque di una persona (non) comune, come ognuno di noi è.
Una storia che è materiale ma anche spirituale e di crescita umana interiore potentissima, come potentissimo è il racconto.
Si legge in un fiato.

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